LA PIETRA NELL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

Tratto da: LA PIETRA MASSIVA IN ARCHITETTURA: TRADIZIONE E INNOVAZIONE


di Ing. Angela Valdesolo
“La pietra è più pietra che una volta”. (Nietzsche, Umano troppo umano).
La materia litica si ripresenta a noi, in un eterno presente, riconoscibile ed identica a se stessa, come quella del passato, ed attende di ricevere oggi – come in altri tempi – un’interpretazione, una specifica modalità applicativa, una nuova valorizzazione.
(L’architettura di pietra, antichi e nuovi magisteri costruttivi - Alfonso Acocella, 2004)

Le qualità della pietra, come il suo peso, la durezza, la resistenza al fuoco e agli agenti atmosferici, hanno permesso di ottenere solide costruzioni dal punto di vista statico, la cui durata si misura in secoli non in anni.
Pertanto la pietra, fino agli inizi del ‘900, è stata preferita dai costruttori agli altri materiali, ad eccezione delle località ove il reperimento era impossibile o il trasporto da altri luoghi di produzione era troppo costoso.
Come già descritto, le pietre hanno poi perduto gran parte della loro importanza per gli alti oneri di escavazione, di lavorazione, di trasporto; l’utilizzo dei materiali lapidei comportava inoltre un’incidenza rilevante sull’economia delle costruzioni, data principalmente dal forte spessore dei muri in pietra che occupano troppo spazio rispetto alle nuove tecnologie.
Tutto questo ha pesato sul ruolo della pietra, che per secoli ha mantenuto il ruolo di elemento strutturale per eccellenza, venendo talvolta ad assumere ai nostri giorni una collocazione marginale tra i principali materiali da costruzione (acciaio e calcestruzzo).
I materiali lapidei sono oggi principalmente utilizzati in ruoli di completamento e di finiture, nonché come materiale inerte per opere stradali, per formazione di conglomerati e come materia prima per la produzione di leganti.
Vi è dunque una tendenza alla razionalizzazione e all’ottimizzazione dei metodi costruttivi tradizionali, verso una lavorazione per “piccoli elementi”. Il rivestimento, infatti, costituisce ancor oggi il campo di maggior utilizzo dei materiali lapidei, con la messa a punto di nuove tecniche di produzione in opera e di nuovi pannelli, miranti a conferire al paramento in pietra:

- migliori caratteristiche prestazionali e di sicurezza statica;
- possibilità di impiego in nuove costruzioni e/o in interventi di recupero;
- semplicità di posa in opera e di eventuale sostituzione manutentiva;
- integrabilità con sistemi costruttivi odierni;
- metodologie produttive tendenzialmente automatizzate.

La conoscenza specifica dei procedimenti produttivi diviene, quindi, un lavoro supplementare indispensabile al progettista che vuole operare al passo con la propria epoca.
Conoscenza resa necessaria dalla poca libertà creativa concessa agli architetti, a causa dei vincoli esistenti nell’ambito della produzione industriale incentrata oggigiorno su un utilizzo maggiormente estetico della pietra.
Tuttavia i materiali lapidei non sono impiegati esclusivamente con funzione di rivestimento di interni ed esterni o per elementi decorativi, anche se è l’ambito di maggior diffusione, in quanto esistono riproposizioni contemporanee con uso massivo.
È proprio attraverso la conoscenza di tali processi, insieme alle caratteristiche fisico - meccaniche proprie di ogni materiale lapideo, che si riesce perciò a scoprire tutta la potenzialità creativa entro cui lavorare, riuscendo ad intravedere anche le nuove possibilità di impiego.

È quello che è stato fatto da Renzo Piano, nello studio dell’abbinamento “pietra – acciaio”, da Antón Garcia Abril con la costruzione di una facciata portante in paramento di grosso spessore, o semplicemente da Perraudin nella riproposizione della tecnica del trilite.
L’importante, per far crescere e sviluppare la tecnologia contemporanea della pietra, è raccogliere l’eredità del passato e arricchirla degli apporti presenti per tramandarla al futuro con la coerenza e la gradualità che regola lo sviluppo di qualsiasi processo.